Cambiamento climatico e scarsa impollinazione minacciano la produzione di cacao
Analisi sui dati di Brasile, Ghana e Indonesia evidenziano criticità che mettono a rischio piccoli agricoltori e industria del cioccolato, ma ci sono rimedi
Il San Valentino appena passato ci ha ricordato l’importanza dell’industria del cioccolato, che è in continua espansione, pur avendo già un valore globale annuo superiore ai 100 miliardi di dollari. Alla base c’è ovviamente la coltivazione del cacao (Theobroma cacao L.), che è vitale per la sopravvivenza di circa 6 milioni di piccoli agricoltori nelle regioni tropicali.
Ciò ha portato all’espansione delle piantagioni e all’utilizzo di pratiche intensive, a spese della biodiversità e della sostenibilità a lungo termine: foreste vengono continuamente abbatture e l’abuso di pesticidi provoca, tra l’altro, una riduzione dell’impollinazione.
Negli ultimi anni un’altra spada di Damocle pende sulla testa dei suddetti agricoltori: il cambiamento climatico, con le temperature elevate che provocano una riduzione delle rese anche superiore al 30%.
Per fortuna, però, un recente studio internazionale (incluse università inglesi, cinesi, brasiliane e tedesche) provvede non solo ad analizzare i suddetti problemi, ma anche a proporre soluzioni concrete.
I nemici del cacao
La biologa Tonya A. Lander dell’università di Oxford e colleghi hanno innanzitutto impiegato dati provenienti da tre dei maggiori produttori di cacao: Brasile, Ghana e Indonesia, responsabili assieme del 33% della produzione globale.
Come anticipato, dalle analisi effettuate i fattori critici si sono dimostrati la scarsa impollinazione e le elevate temperature; in particolare, è risultato che:
nella maggior parte dei casi non ci sono abbastanza moscerini e tisanotteri per impollinare le piante e quindi la resa risulta inferiore anche del 20% a quella massima prevista;
esistono piantagioni con temperature fino a 7 gradi più alte della media, che producono tra il 20 e il 31% in meno di cacao, evidenziando il pesante impatto del surriscaldamento globale.
Ci sono buone notizie, però: il team di ricerca ha già pronte delle possibili soluzioni.
Rimedi naturali salvatutto
La raccomandazioni principale di Lander e colleghi è quella di provvedere all’impollinazione manuale, per integrare quella da parte degli insetti: sostanzialmente gli agricoltori trasferiscono di propria iniziativa il polline dallo stame (la parte maschile) al pistillo (la parte femminile) della pianta.
Un’altra utile tecnica è quella di mantenere sulla superficie del suolo la cosiddetta lettiera, cioè un misto di sostanze organiche morte, come foglie, rami e corteccia, in modo da fornire più nutrienti alle piante.
Infine, si suggerisce di fornire una moderata ombreggiatura e, ovviamente, limitare l’uso di pesticidi e in generale di pratiche di agricoltura intensiva, che in base ai risultati sperimentali non sembrano necessarie allo scopo di aumentare le rese.
Il bello è che, semplicemente applicando le tecniche di cui sopra, si è notato non solo l’aumento dell’impollinazione e della qualità del terreno, ma anche una naturale regolazione delle temperature nelle piantagioni.
Insomma, per una volta pare sia davvero possibile salvare capra e cavoli: i piccoli agricoltori, l’industria del cioccolato e ovviamente l’equilibrio ambientale.