Capelli: la nuova arma per agenti segreti e ambientalisti
Ricercatori singaporiani inventano un interessante sistema per riciclare efficacemente i capelli umani
Ricordo che da piccolo ero così affezionato ai miei riccioli che, quando andavo a tagliarmi i capelli, pretendevo che il barbiere me li mettesse in un cartoccio, che tutto contento poi portavo a casa.
Bizzarrie infantili a parte, sbarazzarsi dei capelli è un problema serio.
Si calcola, infatti, che a una persona cadano tra i 50 e i 100 capelli al giorno, che impiegano anni per decomporsi in maniera naturale.
Se invece finiscono in inceneritori, liquami o discariche, il processo di decomposizione genera fumi tossici, contenenti ammonica e anidride solforosa.
Inoltre, i capelli sono terreno fertile per la produzione di agenti patogeni, come virus e batteri.
Ora, però, dei fisici dell’Università Nazionale di Singapore (NUS) hanno sviluppato un metodo innovativo per riciclare i capelli, che mostra evidenti progressi rispetto ai miei ingenui tentativi.
Capelli e steganografia
Come riporta The Brighter Side of News per bocca della stessa NUS, un gruppo di ricerca diretto dal prof. Sow Chorng-Haur si è mosso in due direzioni, basandosi sul fatto che i capelli umani emanano una fluorescenza blu, quando esposti a luce ultravioletta (UV).
La prima riguarda una tecnica nota come steganografia, che si prefigge di nascondere informazioni.
Nel caso specifico, i ricercatori hanno usato un raggio laser focalizzato per incidere qualcosa su un capello. Usando poi un microscopio a fluorescenza e luce UV, si è visto che l’incisione brillava intensamente.
Lo stesso risultato è stato ottenuto semplicemente riscaldando tra i 300 e i 400 gradi intere ciocche di capelli, dimostrando che il processo può essere facilmente replicato anche a livello industriale.
Ciò è dovuto al fatto che a quelle temperature la cheratina e il triptofano, proteine presenti nei capelli, si separano in sotto-prodotti chimici più piccoli, che sono i principali responsabili dello scintillio.
Capelli al blu di metilene
La seconda strada percorsa dai ricercatori riguarda il rilevamento di una sostanza tossica, il blu di metilene.
Si tratta di un colorante chimico comunemente usato nell’industria tessile, che viene spesso sversato nei corpi d’acqua, inquinandoli.
Sow e il suo gruppo hanno scoperto che i capelli bianchi, se portati alle temperature di cui sopra, brillano intensamente in presenza di blu di metilene.
Ora il passo successivo è rendere utilizzabili a livello industriale tali risultati.
In particolare, i ricercatori pensano di realizzare un inchiostro steganografico, sminuzzando capelli portati ad alte temperature e mettendoli in sospensione in cartucce d’inchiostro separate per stampanti.
Si propone anche di realizzare un rilevatore portatile di blu di metilene ad uso industriale.
Insomma, a breve potremmo ritrovarci a ricevere uno sconto da barbieri e parrucchieri, se decidiamo di lasciare loro i nostri preziosi capelli tagliati.