Nell'ingegnosa tela del ragno di grotta
Biologi inglesi scoprono come faccia Meta menardi a catturare le sue prede anche quando esse non volano nella sua ragnatela
I ragni non sono probabilmente tra gli animali più amati, ma posseggono un indubbio fascino se li si osserva più da vicino: le fibre resistenti e allo stesso tempo flessibili delle loro ragnatele ispirano varie applicazioni umane e si sospetta persino che sognino.
Solitamente essi si procacciano il cibo intrappolando zanzare, coleotteri e altri insetti volanti in ragnatele a spirale dai fili appiccicosi, che agganciano in maniera piuttosto sparsa a strutture quali rami d’albero.
Ma il ragno di grotta europeo (Meta menardi, d’ora in poi M. menardi) non ha a disposizione la stessa abbondanza alimentare dei suoi colleghi che vivono all’aria aperta: le prede volanti si fanno più scarse e quindi esso è costretto a integrare la sua dieta con animali quali centopiedi, lumache e altri ragni.
Ovviamente per catturare questi ultimi M. menardi deve ricorrere a una tecnica diversa rispetto alla classica ragnatela appiccicosa e ora una coppia di biologi inglesi crede di aver finalmente scoperto quale: il “filo di innesco”, alla maniera militare.

Meno supporto, più ancoraggio
Thomas Hesselberg ed Emily Brannigan dell’università di Oxford si accorgono ben presto che le tele tessute dal ragno di grotta sono piuttosto diverse da quelle tradizionali, come si può facilmente notare nel bozzetto sopra.
Da un lato, esse presentano meno fili di supporto centrali, che hanno le importanti funzioni di rinforzare la struttura e aiutare a dissipare l’energia prodotta dall’impatto delle prede; dall’altro, si notano più fili radiali, che si estendono dal centro verso l’esterno e provvedono ad ancorare le ragnatele.
L’ipotesi dei ricercatori è che tutto ciò c’entri con un nuovo stile di caccia sviluppato da M. menardi e per dimostrarlo Hesselberg e Brannigan osservano per sei giorni il comportamento di alcune femmine nel Creswell Crags Archaeological Park, piazzando vari tipi di preda (una tarma, un grande centopiedi e un altro ragno) in prossimità o sopra i fili radiali.
Le conferme arrivano puntuali: quando una delle prede tocca uno di questi fili d’ancoraggio, i ragni delle grotte si fiondano verso l’intruso correndo lungo un filo adiacente.
Caute vibrazioni per una flessibile evoluzione
Il meccanismo è semplice e ingegnoso: quando calpestati, i fili radiali iniziano a vibrare e tale vibrazione, che verrebbe normalmente attenuata dai fili di supporto centrali, arriva in questo caso forte e chiara al predatore.
Per di più, un alto numero di fili radiali implica una maggiore probabilità che essi vengano “pizzicati” da ignari visitatori, un’occorrenza verosimilmente più frequente rispetto a quella che la preda scivoli dal soffitto della grotta e cada nella ragnatela.
E le femmine di M. menardi si mostrano intelligenti anche nel passo successivo, cioè come comportarsi nei confronti degli ospiti: nei loro test, il duo nota che esse si astengono dall’attaccare, probabilmente accorgendosi che le potenziali prede sono troppo grandi o velenose.
Di conseguenza, Hesselberg e Brannigan credono che il ragno di grotta europeo si sia evoluto in maniera da impiegare diverse tattiche in diverse situazioni per procurarsi il cibo, denotando in ciò una flessibilità molto maggiore rispetto ai tipici ragni da esterno.