Scienziati riescono a indurre l'ibernazione nei topi con gli ultrasuoni
Un giorno con una tecnica simile si potrebbe riuscire ad ottenere lo stesso risultato nell'uomo, consentendo finalmente il viaggio interstellare
La telecamera inquadra una fila di capsule metalliche con coperchi di vetro.
Ad un tratto, i coperchi si sollevano all’unisono, rivelando il contenuto delle capsule: esseri umani in stato di ibernazione.
Una scena del genere, presente in numerose opere di fantascienza, sottolinea uno dei problemi principali da affrontare in un viaggio interstellare: la sua enorme durata.
Basti pensare che Alfa Centauri, la stella più vicina alla Terra a parte il Sole, dista ben 4 anni luce, il che significa che, se anche riuscissimo a viaggiare alla velocità della luce, ci metteremmo 4 anni per arrivarci.
Ma purtroppo la realtà è ben diversa: il mezzo più veloce mai realizzato, la sonda Helios 2, riesce a raggiungere “appena” i 250.000 km/h, che è meno di quanto la luce riesca a fare in un solo secondo!
Ecco perché riuscire a indurre l’ibernazione nell’uomo potrebbe rappresentare una soluzione alternativa al problema.
In tale contesto si inserisce lo studio effettuato da un gruppo di ricercatori di stanza negli USA, che potrebbe portare finalmente a realizzare questo sogno.
Il torpore controllato artificialmente
Il torpore è uno stato di rallentamento delle normali attività dell’organismo, innescato da alcuni animali per risparmiare energie, quando sono malnutriti o hanno troppo freddo.
Responsabili della sua attivazione sono dei neuroni che si trovano nella cosiddetta area preottica, una zona situata nell’ipotalamo.
In precedenza, tramite modifiche genetiche, si era riusciti a controllare tali neuroni, inducendo artificialmente il torpore in topi ben nutriti e al caldo.
Ma chiaramente è difficile pensare che una tecnica così invasiva possa essere utilizzata anche sugli esseri umani.
Come riporta Emily Underwood su Science, ora un team di bioingegneri guidato da Hong Chen della Washington University in St. Louis sembrerebbe essere riuscito ad ottenere lo stesso risultato senza ricorrere all’ingegneria genetica.
I promettenti risultati degli esperimenti
Alcuni neuroni, tra cui quelli dell’area preottica, hanno dei pori detti canali ionici TRPM2, che cambiano forma quando bersagliati da ultrasuoni.
Per sperimentare gli effetti di tale reazione, Chen e il suo gruppo hanno incollato delle minuscole “casse acustiche” sulla testa di alcuni topi.
In risposta a ultrasuoni nella frequenza di 3,2 megahertz, i ricercatori hanno rilevato un abbassamento di circa 3 gradi della temperatura corporea dei roditori, accompagnato dal rallentamento del battito cardiaco e del metabolismo: un chiaro segno di torpore.
Continuando a inviare ultrasuoni quando la temperatura dei topi cominciava a rialzarsi, il team è riuscito a mantenerli in stato di torpore per ben 24 ore, senza apparenti effetti collaterali dopo il ritorno alla normalità.
Cosa ancora più importante, l’esperimento ha funzionato anche sui ratti, che a differenza dei topi non vanno in torpore, sebbene in questo caso con una riduzione della temperatura corporea tra 1 e 2 gradi.
Scetticismo in merito alle applicazioni sull’uomo
Ciò potrebbe significare che il processo è applicabile anche ad altri animali che non vanno naturalmente in ibernazione e perfino all’uomo.
Ma c’è chi mette in dubbio i risultati dei test, come il prof. Shaun Morrison della Health & Science University dell’Oregon.
Secondo Morrison, la stimolazione tramite ultrasuoni surriscalda il cervello, quindi è possibile che i ricercatori abbiano in realtà attivato dei neuroni sensibili alle temperature, scatenando una reazione simile al torpore in risposta a tale innalzamento di temperatura.
Inoltre, fa notare ancora Morrison, nel cervello umano l’area preottica si trova più in profondità, il che rende più difficile l’uso delle mini-casse.
Stanti così le cose, non resta che attendere e vedere cosa succederà, preservando comunque la speranza che un giorno l’uomo possa riuscire a viaggiare tra le stelle.
In quel caso, sarà forse proprio grazie ai nostri amici roditori.