Unavowed, una storia di redenzione dal forte impatto emotivo
Ennesimo capolavoro della Wadjet Eye Games, Unavowed segue le vicende di una vittima di possessione in una New York intrisa di sovrannaturale
Quando nel 2016 Dave Gilbert annunciò che stava lavorando a un nuovo progetto, l’entusiasmo della comunità di appassionati di giochi d’avventura raggiunse livelli altissimi.
Oltre ad aver molto ben abituato i fan coi notevoli prodotti fino ad allora pubblicati dalla sua Wadjet Eye Games, Gilbert tornava infatti a lavorare in prima persona a un videogioco dopo due anni e si trattava della sua prima proprietà intellettuale da addirittura un decennio.
Il gioco in questione, Unavowed, vide la luce nel 2018 e il risultato fu forse persino superiore alle aspettative, con un voto medio delle recensioni pari a 87/100 ed alcune importanti riviste del settore che lo accolsero come una delle migliori avventure di sempre.
Di seguito andremo a vedere il perché di tanti pareri entusiasti e cosa rende il gioco speciale, facendolo brillare di luce propria nel suo genere (e non solo).
New York e l’Unavowed
In una New York superficialmente normale, misteriose entità sovrannaturali si muovono tra le ombre, con intenti molto spesso nefasti.
La/il protagonista di Unavowed è una di queste: posseduta/o da un demone, si lascia dietro una scia di sangue, disperazione e morte per un intero anno, finché non viene finalmente esorcizzata/o da un membro dell’antica società che dà il nome al gioco.
A quel punto, con una fedina penale irrimediabilmente compromessa, c’è un solo futuro possibile: unirsi all’Unavowed nella lotta contro il male.
Inizia così una storia di redenzione, con la società che si metterà sulle tracce del demone, cercando nel frattempo di porre rimedio, per quanto possibile, ai danni da esso provocati.
Scelte, scelte, scelte
Come avrete forse intuito, il gioco lascia liberi di scegliere se guidare un personaggio femminile o maschile, con tre possibili professioni iniziali: attore, barista o poliziotto. La scelta non è puramente estetica, in quanto in base ad essa cambiano alcuni dialoghi e a volte intere scene dell’avventura.
E a proposito di scelte, ci si ritroverà molto spesso di fronte a veri e propri dilemmi morali, senza una soluzione che sia chiaramente bianca o nera, e le decisioni prese influenzeranno il prosieguo della storia.
Discorso simile vale per la selezione dei personaggi da utilizzare: il gioco, infatti, è sostanzialmente diviso in missioni, all’inizio di ognuna delle quali il giocatore potrà scegliere solo due tra i membri dell’Unavowed per farsi accompagnare.
Questo implica che in ogni scenario ci sono modi diversi per risolvere alcuni enigmi, sfruttando le caratteristiche specifiche di ogni personaggio.
Tutto ciò fornisce all’avventura una certa rigiocabilità, caratteristica piuttosto rara per il genere.
L’aspetto tecnico e i limiti di budget
La grafica del gioco, realizzata quasi esclusivamente dal talentuoso Ben Chandler, è estremamente definita, con personaggi molto grandi e fondali dettagliatissimi, pur utilizzando i pixel 2D tanto cari alla Wadjet Eye Games.
A onor del vero, come riporta Wikipedia, l’idea iniziale di Gilbert era di utilizzare per la prima volta il 3D, ma fu ben presto accantonata per i costi elevati e l’inesperienza degli sviluppatori col motore grafico Unity.
La musica e gli effetti sonori accompagnano bene la storia, pur senza rimanere particolarmente impressi, mentre il doppiaggio presenta una qualità generale molto elevata.
Purtroppo, per motivi di budget, il personaggio principale è quasi sempre “muto”, ma ciò involontariamente aggiunge ancora più impatto al finale dell’avventura.
Gli enigmi e l’aspetto narrativo
Gli enigmi sono logici e ben fatti, piuttosto semplici nella prima parte, ma con una difficoltà crescente, seppur senza mai raggiungere quella dei vecchi classici del genere.
Come spesso capita, però, ciò che rende il gioco speciale è il comparto narrativo.
L’ambientazione è molto ben caratterizzata e realistica, nonostante la forte componente sovrannaturale.
I personaggi sono estremamente interessanti, sia quelli principali (con la possibile eccezione di Vicki, che risulta un po’ monodimensionale), che quelli secondari.
E per finire la storia è eccezionale: scorre liscia come l’olio e mette il giocatore di fronte a scelte difficili e di sicuro impatto, con quattro possibili epiloghi. Menzione speciale per il colpo di scena finale, che lascia davvero a bocca aperta… e lo dice uno che generalmente odia questo strumento narrativo.
Insomma, Unavowed rende nuovamente chiaro, semmai ce ne fosse bisogno, che la Wadjet Eye Games è un porto sicuro per i videogiocatori in cerca di avventure ben confezionate e dal forte impatto emotivo.