Minuscoli animali indicano la strada per antibiotici più efficaci
Ricercatori scoprono che Bdelloidea Rotifera "ruba" geni dai batteri non solo a scopo evolutivo, ma anche per proteggersi dalle infezioni
Oggigiorno gli antibiotici stanno diventando meno efficaci perché i microbi e batteri che dovrebbero combattere si evolvono in modo da sviluppare una resistenza o addirittura immunità alle cure.
Ovviamente si tratta di un problema serio e urgente, tanto che di recente l’Organizzazione mondiale della sanità ha suonato il campanello d’allarme in merito alla necessità di sviluppare rapidamente nuovi antibiotici.
Curiosamente, però, la maggior parte degli antibiotici non è stata inventata dai biologi, ma viene invece prodotta naturalmente da funghi e dagli stessi batteri (probabilmente allo scopo di mediare le interazioni con altri microbi), con gli esseri umani che possono poi crearne delle versioni artificiali da usare come medicine.
Ancora più strano è il fatto che si è scoperto che un minuscolo animale fluviale potrebbe dare lezioni agli umani in camice bianco, acquisendo direttamente dai batteri le porzioni di DNA che indicano come produrre antibiotici.
La collezione di geni batterici dei rotiferi
Gli bdelloidei sono una classe di animali invertebrati appartenente al phylum Rotifera e, nonostante siano più piccoli dello spessore di un capello, hanno praticamente tutto ciò che contraddistingue un generico animale, come testa, bocca, intestino, muscoli e nervi.
A differenza degli altri animali, però, hanno una caratteristica molto peculiare, raffinata nel corso di milioni di anni: “prendere in prestito” un numero enorme di geni da microbi (e, si pensa, persino piante) che vivono nel loro stesso ambiente.
Il motivo è probabilmente evolutivo. Finora non sono mai stati osservati rotiferi di sesso maschile e la riproduzione avviene tramite uova non fecondate, che una volta schiuse sostanzialmente creano una copia genetica della madre.
In casi del genere, senza il rimescolamento sessuale dei geni, una malattia contratta da un singolo individuo si estenderebbe a tutti gli altri, provocando l’estinzione dell’intera specie: ecco quindi che ottenere geni diversi dall’esterno diventa fondamentale per la sopravvivenza.
Fin qui, però, niente di nuovo in ambito scientifico, visto che la cosa era risaputa da più di un decennio, ma ora un gruppo di ricercatori coordinato dal biologo Christopher G. Wilson dell’Università di Oxford ha fatto un passo in più.
Antibiotici naturali alla riscossa
Dopo aver esposto i rotiferi ad un’infezione fungina, gli esserini hanno attivato centinaia dei suddetti geni, i più importanti dei quali, per la sorpresa di Wilson e colleghi, erano istruzioni per fabbricare componenti chimici che non si pensava gli animali potessero produrre: antibiotici.
Antibiotici efficaci, per di più: i rotiferi sopravvissuti all’infezione, infatti, sono stati quelli che ne hanno prodotti in quantità dieci volte maggiore rispetto a quelli che invece sono morti.
Un’altra cosa degna di nota è che questi geni complessi di origine batterica, alcuni dei quali non sono stati trovati in nessun altro animale, si sono evoluti all’interno dei rotiferi.
Ciò è importante in quanto potrebbe significare che essi sono stati favoriti dalla selezione naturale in quanto meno tossici per gli animali (e quindi magari anche per l’uomo) rispetto a quelli che i biologi sintetizzano a partire da funghi e batteri.
Insomma, questi minuscoli animaletti col loro esempio potrebbero fare da modello per la produzione di medicinali più sicuri ed efficaci, e la scienza sa quanto ne abbiamo bisogno oggigiorno.