Campione dell'asteroide Ryugu colonizzato da microbi
Nonostante le rigide misure anti-contaminazione, la particella A0180 risulta infestata da colonie di microorganismi di origine terrestre

Era il 2014 quando l’Agenzia Spaziale giapponese (JAXA) lanciava la sonda Hayabusa2 alla volta dell’asteroide Ryugu. La sua missione: mappare l’asteroide, raccogliere tonnellate di dati e prelevare un campione da riportare sulla Terra.
Tutto andò alla perfezione e sei anni dopo, nel dicembre del 2020, una capsula atterrò in Australia con un contenuto di 5 preziosi grammi di materiale proveniente da Ryugu.
Dal punto di vista scientifico fu una vera e propria manna dal cielo: non solo si trattava di un campione incontaminato (a differenza delle meteoriti che arrivano naturalmente sulla Terra, suscettibili a ogni sorta di adulterazione), ma rappresentava anche una sorta di capsula del tempo fino agli albori del Sistema Solare.
Il materiale fu trasportato alla Planetary Material Sample Curation Facility in Giappone, per poter essere studiato in un ambiente sterile e controllato, e ora un recente studio annuncia nuovi risultati, dopo il precedente ritrovamento di composti organici (come uracile e vitamina B3): su di esso è presente anche vita microbica, ma purtroppo non proveniente dallo spazio remoto.
Controlli anti-contaminazione e colonizzazione
Come ci si può immaginare, in casi del genere i controlli anti-contaminazione dei campioni sono piuttosto rigidi:
trasporto verso la Terra in una capsula sigillata ermeticamente;
apertura all’interno di azoto in una cleanroom;
uso di strumenti sterilizzati per prelevare singole particelle;
deposito di tali particelle nuovamente in azoto in contenitori sottovuoto.
Nonostante ciò, quando ricercatori dell’Imperial College London hanno analizzato il campione A0180 (una piccola particella di 1 × 0.8 mm) si sono trovati di fronte a una brutta sorpresa: esso era stato rapidamente colonizzato da microorganismi di origine terrestre.
Ma andiamo con ordine, dato che ci sono molte domande a cui dare risposta:
come facciamo a sapere che non si tratta di vita aliena?
se gli organismi provengono effettivamente dalla Terra, come è potuta avvenire la contaminazione?
in ogni caso, quali sono le implicazioni della colonizzazione del materiale?
Preparazione da rivedere e vita extraterrestre
Nel loro studio, l’ingegnere geologico Matthew J. Genge e colleghi arrivano alla conclusione che si tratta di microorganismi autoctoni, date le loro forme e dimensioni, oltre al fatto che essi sono stati ritrovati in associazione con materia organica terrestre.
Inoltre, calcoli statistici sulla loro popolazione suggeriscono che gli organismi siano il frutto di una contaminazione del campione avvenuta durante la fase di preparazione per l’analisi (tecnicamente si tratta di nanotomografia e inserimento in resina epossidica per la scansione elettronica al microscopio).
Insomma, sembrerebbe che almeno le operazioni di trasporto e conservazione del campione non lo abbiano contaminato, ma è evidente che c’è ancora da lavorare per rendere sterili tutte le fasi del processo.
C’è però un aspetto intrigante della scoperta e che rappresenta una sorta di consolazione: l’abbondanza dei microbi rilevati cambiava col passare del tempo, evidenziando un periodo di generazione piuttosto breve, pari a 5,2 giorni.
Ciò significa che essi riescono ad acquisire energia per il loro metabolismo anche da materia organica extraterrestre, per di più in un ambiente chiaramente ostile a causa delle misure anti-contaminazione, e quindi non hanno necessariamente bisogno di condizioni come quelle terresti per sopravvivere, suggerendo che la vita possa svilupparsi anche al di fuori del nostro bel pianeta.
Da una parte mi viene da pensare che la missione sia stata un enorme spreco di soldi. Però vabbè, accontentiamoci della scoperta che i microbi possono sopravvivere "mangiando asteroidi". O magari sopravvivono sulla materia extraterrestre, ma solo perché si trovano sulla Terra (anche se in condizioni di anti-contaminazione)? Sopravvivrebbero nello spazio, se ce li portassimo noi?