La sottovalutata assunzione di nutrienti direttamente dall'aria
Un nuovo studio pone l'attenzione sull'assorbimento di aeronutrienti e aeromicrobi come supplemento alla normale dieta
Chi vive in città, in particolare quelle più densamente popolate, conosce bene quella meravigliosa sensazione di andare in un bosco o in campagna e respirare a pieni polmoni un’aria più leggera e fragrante.
Il motivo è ovviamente un livello di inquinamento più basso e quindi sia il pubblico che la “critica” (leggi: la scienza) ritengono giustamente salutare la classica boccata d’aria fresca.
Di conseguenza, tipicamente gli studi scientifici si concentrano su come eliminare le componenti nocive dall’aria, piuttosto che su come sfruttare quelle benefiche.
A sottolineare la questione ci pensa ora un duo di ricerca australiano, che avanza una proposta piuttosto originale: assumere nutrienti e microbi utili direttamente attraverso la respirazione.
Aeronutrienti e aeromicrobi
L’essere umano inala circa 9000 litri d’aria al giorno, per un totale di 438 milioni di litri in una vita media: sarebbe quindi molto pratico se potessimo assorbire sostanze nutritive in questa maniera continuativa e totalmente automatica.
La scienza per fortuna viene in aiuto: nonostante la quantità di componenti introdotte con un singolo respiro sia estremamente ridotta, ci sono prove convincenti che l’assunzione di nutrienti avvenga comunque e abbia un effetto cumulativo nel tempo.
Ma di quali sostanze stiamo parlando, esattamente? La nutrizionista Flávia Fayet-Moore, col supporto del professore in psicologia Stephen R. Robinson, le definisce nel suo studio “aeronutrienti”: iodio, zinco, manganese e alcune vitamine, utili a supplementare la normale dieta.
In aggiunta, il duo parla anche di “aeromicrobi”, batteri trasportati dall’aria che possono avere effetti salutari, grazie all’incremento della diversità nel microbiota del tratto respiratorio e gastrointestinale.
Ora tutto ciò può effettivamente suonare un po’… esoterico, quindi mi pare il caso di presentare le prove scientifiche di cui sopra.
La scienza dell'inalazione
In generale, rispetto allo stomaco i polmoni sono in grado di assorbire molecole fino a 260 volte più grandi; inoltre, i medicinali che possono essere inalati (ad esempio, gli anestetici) fanno effetto in pochi secondi e a concentrazioni molto inferiori a quelle che sarebbero richieste in caso di assunzione orale.
Andando invece più nello specifico, lo iodio, componente essenziale degli ormoni prodotti dalla tiroide, viene facilmente assunto per inalazione:
uno studio negli anni 60 del secolo scorso mostra come operatori di lavanderie, esposti alla presenza di iodio nell’aria, ne presentavano livelli più elevati nel sangue e nelle urine;
più di recente, una ricerca ha constatato che i bambini che vivono in zone costiere ricche di alghe, dove la percentuale di iodio atmosferico è molto più alta, presentano a parità di dieta livelli di iodio nelle urine significativamente più alti rispetto a coetanei non altrettanto esposti.
Manganese e zinco possono arrivare al cervello attraverso i neuroni nel naso che percepiscono gli odori, come purtroppo dimostra uno studio su dei saldatori, che si sono ritrovati ad avere livelli nocivi di manganese nel cervello a causa della continua esposizione.
Infine, strutture capillari dette ciglia presenti nel sistema olfattivo e respiratorio hanno degli speciali recettori in grado di “accogliere” aeronutrienti quali vitamina C, calcio, magnesio e ferro, mentre è già ben documentato il fatto che aerosol di vitamina B12 possano efficacemente affrontarne la deficienza.
Una rivoluzione ancora lontana?
A questo punto ci si potrebbe chiedere: date le suddette evidenze scientifiche, come mai l’assunzione di nutrienti per via aerea è una pratica ancora poco diffusa? Le ragioni sono molteplici.
Innanzitutto, c’è bisogno di studiare meglio quali sono le componenti benefiche dell’aria in ambienti naturali quali foreste o montagne, dato che come detto finora la ricerca si è concentrata più sugli aspetti negativi, come tossine e allergeni.
Poi è necessario effettuare un’ulteriore scrematura delle “parti buone”, selezionando quelle che possono essere somministrate efficacemente e senza rischi tramite aerosol (la vitamina D, di cui molti hanno bisogno di supplementi, potrebbe essere un ottimo caso di test).
Fatto ciò, si dovrà infine procedere, tramite accurati esperimenti, a determinare dosaggio, sicurezza e contributo dietetico dell’aeronutriente in esame.
Insomma, la strada è ancora lunga, ma sembra decisamente importante percorrerla, soprattutto a beneficio di coloro che vivono in aree urbane, con limitato accesso alla natura, o che lavorano in ambienti con aria costantemente filtrata, come aerei, ospedali e, perché no, stazioni spaziali.