Antichi virus emergenti dai ghiacci potrebbero mettere a rischio l'umanità
Un importante studio internazionale mostra come lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe riportare in vita pericolosi agenti patogeni
Immaginate uno scenario da film di fantascienza in cui pericolosi virus e batteri di un lontano passato vengano reintrodotti nel mondo moderno, con conseguenze catastrofiche per l’ecosistema e per l’uomo.
Ora, come reagireste se vi dicessi che una situazione del genere potrebbe davvero verificarsi nel prossimo futuro?
Nonostante il probabile scetticismo, si tratta proprio di ciò che emerge da un recente studio del Dr. Giovanni Strona dell’European Commission Joint Research Centre e del Prof. Corey Bradshaw della Flinders University in Australia.
È il caso, quindi, di azionare la macchina del tempo ed esaminare da dove potrebbero provenire questi invasori dal passato e in che modo potrebbero impattare le nostre vite.
Il risveglio di virus da un algido sonno millenario
Strona e Bradshaw prospettano due possibilità per l’attacco di antichi agenti patogeni:
la fuga da un laboratorio, magari situato in una località remota;
lo scioglimento di permafrost (cioè, suolo perennemente ghiacciato) e ghiacciai che li intrappolavano, magari da millenni.
Quest’ultima opzione, in particolare, sta diventando sempre più probabile a causa del surriscaldamento globale e potrebbe rappresentare un ulteriore effetto negativo di tale fenomeno.
Come riporta The Brighter Side of News, per compiere il loro ambizioso studio i ricercatori si sono serviti di un programma per simulare vite artificiali, Avida, sviluppato dalla Michigan State University.
I risultati sono stati tutt’altro che confortanti, ma andiamo con ordine.
Imprevisti e catastrofi virtuali
Innanzitutto, Strona e Bradshaw hanno costruito degli ambienti moderni simulati, in cui hanno inserito delle comunità virtuali di organismi simili a batteri.
Quindi, hanno generato degli analoghi digitali di antichi virus e batteri e li hanno lasciati invadere queste comunità.
Infine, hanno confrontato i risultati di tale invasione simulata con quelli di una simulazione di controllo in cui non è avvenuta alcuna invasione.
I dati hanno mostrato che non solo gli invasori sono in grado di sopravvivere in ambienti moderni, ma riescono anche ad evolversi e, in circa il 3% dei casi, addirittura a diventare gli organismi dominanti.
Ma la cosa più allarmante è che circa l’1% di questi invasori provoca conseguenze impreviste, che vanno dall’estinzione di massa, fino a un terzo della comunità virtuale, all’aumento della biodiversità, fino al 12% in più rispetto alla simulazione di controllo.
Un ulteriore rischio per il futuro dell’umanità
Tali valori percentuali potrebbero sembrare minuscoli, ma se consideriamo l’elevato numero di antichi agenti patogeni che potrebbero riattivarsi negli ecosistemi moderni, il pericolo diventa serio.
Bradshaw, in particolare, menziona uno scenario simulato raccapricciante in cui un singolo virus del passato è riuscito a sterminare il 30% della comunità virtuale che ha invaso.
Ovviamente tali sconvolgimenti dell’ecosistema, sebbene rari, potrebbero avere conseguenze estremamente gravi anche per gli esseri umani.
Insomma, questo studio innovativo effettuato con simulazioni all’avanguardia fa suonare un ulteriore campanello d’allarme nel quadro già critico del cambiamento climatico e trascina di peso dalla fantascienza alla realtà il problema del risveglio di antichi virus e batteri.