Intelligenza Artificiale "estrae" canzone dei Pink Floyd dal cervello degli ascoltatori
Grazie alla tecnica del machine learning, l'Intelligenza Artificiale riesce a ricostruire "Another Brick in the Wall" a partire dai dati cerebrali degli ascoltatori
Prima che sistemi di Intelligenza Artificiale (IA) come il famoso ChatGPT monopolizzassero l’attenzione del pubblico, esistevano tipologie di IA meno “ciarliere” e più focalizzate sullo svolgimento di compiti specifici.
Un esempio sono i recenti motori scacchistici come Leela Chess Zero (lc0), “addestrati” con la tecnica dell’apprendimento automatico (machine learning, in inglese).
In pratica, invece che programmare tali IA per eseguire al meglio quanto loro richiesto, si insegnano loro solo le “basi del mestiere” e si lascia che esse migliorino da sole con la pratica.
Ad esempio, nel caso di lc0, le si insegnano solo le regole base degli scacchi e poi la si fa giocare innumerevoli partite contro se stessa.
Un’IA simile è stata usata da alcuni ricercatori americani per compiere un’impresa finora inaudita: ricostruire un brano musicale a partire dagli impulsi generati dal cervello degli ascoltatori.
Al ritmo di Another Brick in the Wall
Il neuroscienziato Ludovic Bellier della University of California, Berkeley e i suoi colleghi stavano studiando come associare certi schemi cerebrali a concetti musicali come l’altezza e l’armonia, quando hanno fatto un’interessante scoperta.
Sembrerebbe, infatti, che una particolare area nel lobo temporale del cervello umano, detta circonvoluzione temporale superiore, sia collegata al ritmo, in particolare quello musicale.
Come riporta David Nield su ScienceAlert, per verificare sperimentalmente tale teoria Bellier e il suo gruppo hanno reclutato 29 persone affette da epilessia, che per questo avevano già elettrodi impiantati nel cervello.
Ai soggetti del test, che complessivamente totalizzavano 2668 elettrodi, è stata quindi fatta ascoltare la famosa canzone dei Pink Floyd Another Brick in the Wall Part 1, mentre i ricercatori raccoglievano i dati relativi alla loro attività cerebrale.
L’Intelligenza Artificiale sale in cattedra
Tali dati sono quindi stati forniti a un’IA, addestrata tramite apprendimento automatico ad analizzare schemi cerebrali.
L’IA in questione usa una tecnica di decodifica basata sulla cosiddetta analisi della regressione. In pratica, essa è in grado di trovare correlazioni tra la musica ascoltata e l’attività cerebrale.
Invertendo il processo, l’IA ha quindi ricostruito il brano dei Pink Floyd a partire dai dati ricavati dai soggetti del test.
Il risultato, pur non essendo pulitissimo, ha comunque dell’incredibile, come si può ascoltare qui.
Importanza dello studio e possibili applicazioni
Anche se potrebbe superficialmente sembrare un puro esercizio di stile, lo studio effettuato da Bellier e colleghi ha importanti ripercussioni.
Innanzitutto, esso contribuisce al miglioramento delle comprensione degli schemi cerebrali e al perfezionamento dell’interfaccia cervello-macchina.
Inoltre, la scoperta ha una serie di possibili applicazioni pratiche.
Ad esempio, in futuro potrebbe essere possibile ripristinare la percezione musicale in pazienti con danni cerebrali.
Oppure, persone che hanno perso la capacità di parlare potrebbero pensare non solo a ciò che vogliono dire, ma anche a come lo vogliono dire (tono, ritmo, ecc.) e l’IA potrebbe ricostruire il discorso.
Insomma, parafrasando i Pink Floyd, oggi viene piazzato un altro mattone nel muro della ricerca in merito all’intricato cervello umano.