Riciclo efficiente di olio esausto e sostenibilità ora vanno a braccetto
Uno studio italiano pubblicato nell'ambito del progetto WORLD fornisce un importante strumento per ottimizzare i processi industriali di riciclo del WCO
L’olio vegetale è un prodotto molto utilizzato in tutto il mondo per cucinare e conservare i cibi, ma ciò comporta anche la generazione di enormi quantità di residuo esausto (o WCO, dall’inglese Waste Cooking Oil): tra 1,5 e 2 milioni di tonnellate nell’Unione Europea e 41-52 a livello globale in un solo anno.
Per evitare pesanti impatti ambientali (e relative spese pubbliche per mitigarli), l’olio esausto va smaltito in maniera corretta o, ancora meglio, riciclato; purtroppo, però, le industrie che se ne occupano si basano al momento su processi di decantazione e filtraggio piuttosto inefficienti.
Ecco quindi che entra prepotentemente in gioco il progetto WORLD (Waste Oils RecycLe and Development) coordinato dal Politecnico di Milano, i cui ricercatori si sono meritati la copertina della prestigiosa rivista RSC Sustainability grazie a un recente studio, che apre nuove prospettive nel riciclo del WCO.
From the new WORLD
Il progetto WORLD nasce nel 2020 con l’obbiettivo di ottimizzare il trattamento dell’olio esausto e allo stesso tempo migliorare la qualità dei prodotti derivanti dal suo riciclo, in modo da ridurre gli sprechi e puntare all’indipendenza economica dell’Europa nell’approvvigionamento di materie prime essenziali.
Alla classica produzione di biodiesel (che tra l’altro è legalmente limitata al 10% e solo della frazione più pura del WCO), WORLD propone infatti di affiancare quella di lubrificanti biodegradabili, strumenti per la purificazione dell’aria e persino prodotti chimici fini (cioè di alta purezza e complessità, spesso utilizzati come materie prime in settori come la farmaceutica, la biotecnologia e l'agrochimica).
Ma c’è di più: oltre ai suddetti obbiettivi economici e tecnologici, il progetto ha un forte impatto sociale e ambientale, in quanto punta anche a sensibilizzare l’opinione pubblica in merito alla corretta raccolta e smaltimento dell’olio esausto.
A questo punto la scena è pronta per presentare il notevole studio pubblicato da Alberto Mannu e colleghi del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” presso il Politecnico di Milano.
Ottimizzazione con bentonite e acqua
In esso i ricercatori analizzano due tecniche alternative per il riciclo del WCO:
trattamento con bentonite, un minerale argilloso noto per le sue proprietà assorbenti e la capacità di rimuovere piccole molecole organiche, pigmenti e persino metalli in traccia (cioè, in piccole quantità) presenti negli oli vegetali;
lavaggio con acqua, che se effettuato in condizioni controllate pare essere in grado di rimuovere parzialmente prodotti chimici organici minori, utilizzati in piccole quantità in vari processi industriali.
Usando un approccio sperimentale detto Design of Experiments (DoE), che consente di capire in maniera sistematica come diversi fattori influenzino il risultato finale, e un’analisi statistica multivariata, in grado di valutare l’effetto simultaneo di variabili multiple, i ricercatori sono riusciti a ottimizzare parametri chiave quali temperatura, pH, concentrazione di bentonite e rapporto tra olio e acqua.
In particolare, è emerso che il lavaggio con acqua a 75°C e con un pH pari a 6 garantisce le prestazioni migliori in termini di resa, produttività e sostenibilità ambientale, minimizzando gli scarti e l’impronta di carbonio del processo.
Insomma, si parla di un deciso passo avanti nella transizione verso un’economia circolare non solo più efficiente, ma anche più sostenibile, che fornisce uno strumento pratico e chiaro per l’ottimizzazione dei processi industriali del riciclo; il fatto poi che la ricerca sia a firma italiana aggiunge la classica ciliegina sulla torta.