Konohana Kitan, dove le terme sono popolate da spiriti e ragazze volpe
L'anime dello studio Lerche ritrae scene di vita quotidiana presso la stazione termale Konohanatei, sullo sfondo di un mondo misterioso e incantato
Nel fantastico mondo dei manga e anime giapponesi esiste un genere estremamente tipico chiamato iyashikei (癒し系), traducibile semplicemente come “guarigione”, che si prefigge di rappresentare storie e personaggi in uno scenario pacifico e rilassante.
Ne sono brillanti esempi opere come Aria, Mushishi e Shōjo Shūmatsu Ryokō (L'ultimo viaggio delle ragazze, di cui ho scritto sul vecchio blog), ma anche un film molto noto e amato dal pubblico italiano come Tonari no Totoro (Il mio vicino Totoro).
Konohana Kitan (このはな綺譚), nato nel 2009 dai pennini e inchiostri di Sakuya Amano e successivamente trasposto sullo schermo dallo studio Lerche nel 2017, si inserisce senza fare troppo rumore nel suddetto genere.
Ciò non vuol dire, però, che si tratti di un lavoro trascurabile; anzi, nonostante le aspettative modeste di pubblico e critica, l’anime si rivela un piccolo gioiello, in grado di costituire un valido aperitivo (o, se preferite, dessert) per i capolavori di cui sopra.
Yuzu e un inizio variopinto e delicato
Yuzu, una ragazza volpe (kitsune, in giapponese), inizia a lavorare presso la prestigiosa stazione termale Konohanatei, gestita da una donna volpe e dove sono già impiegate altre ragazze come lei, in un mondo fantastico pieno di spiriti tipici del folklore giapponese.
Nonostante sia inesperta e maldestra, la sua purezza d’animo e semplicità riesce a toccare e cambiare la vita sia delle sue colleghe che dei variegati clienti, il rapporto con le/i quali a sua volta determina una crescita nella giovane.
La prima cosa che salta all’occhio dell’anime sono probabilmente i disegni estremamente colorati e vivaci, supportati da animazioni adeguate e da musiche delicate e mai invasive.
Si iniziano poi a conoscere i personaggi, tutti femminili per quanto riguarda lo staff del Konohanatei, che pur seguendo spesso i classici stereotipi (la tsundere, il maschiaccio, l’ingenua pura di cuore, ecc.), sono generalmente ben caratterizzati.
Purtroppo non tutte le protagoniste ricevono lo stesso “tempo sotto i riflettori”, quindi alcune di esse risultano per forza di cose un po’ monodimensionali; ciò è da imputare sia alla breve durata della serie (appena 12 puntate) che alla struttura episodica della trama, con nuovi clienti e relative storie presentati ad ogni episodio.
Magico e rilassato intreccio di storie e relazioni
Quello che però l’anime riesce a mostrare è generalmente di ottimo livello e ciò vale sia per le interazioni tra le ragazze volpe che tra esse e i clienti.
In particolare, le impiegate della stazione termale lavorano solitamente a coppie fisse, il che consente di approfondire efficacemente determinate relazioni (in alcuni casi anche affettuose), con Yuzu che funge da collante per quelle più trascurate.
I personaggi secondari a volte rubano un po’ la scena alle protagoniste, ma la maggior parte delle loro storie sono affascinanti e consentono comunque alle ragazze volpe di brillare all’atto della loro “risoluzione”.
Il tono della narrazione, come prevedibile in un iyashikei, è estremamente rilassato e pacifico, ma Konohana Kitan può anche vantare un’interessante aria di mistero e meraviglia, grazie alla sua ambientazione fantastica ben costruita.
Meglio ancora, non mancano nemmeno alcuni momenti toccanti, che elevano l’anime al di sopra della media del genere.
In definitiva, Konohana Kitan è un’opera di ottimo livello, che nonostante alcuni difetti merita sicuramente di essere vista, in particolare se si è alla ricerca di qualcosa di magico e rilassante dopo una lunga e faticosa giornata.